Questa è la pagina web di Andrea Melodia
Link al rinnovato archivio storico del Centro Studi
Cinematografici
Sono nato il 3
marzo 1944. Anche se mi onoro di usare i PC da quando esistono, non sono molto
bravo come editor online e non voglio perderci troppo tempo. Dunque, mi scuso:
questo non è un sito smart. Ma è pieno di link interni e di contenuti
interessanti. Mi riprometto, prossimamente, di caricare una selezione di quanto
ho scritto in tanti anni.
Ho lavorato
più di 40 anni in televisione, alla RAI e anche a Telemontecarlo, oggi La7. Sono giornalista, amo la cronaca,
gli eventi, le inchieste e il lavoro di desk, e mi sono occupato molto anche di
programmi, di cinema
e di
fiction.
Ho avuto grandi maestri come Emilio Rossi, Albino Longhi, Enzo Biagi, Emmanuele Milano, Biagio
Agnes. Sono in pensione, e cerco di mettere insieme le esperienze acquisite
dedicandomi alla formazione dei giornalisti e dei comunicatori, e riflettendo sulla riforma necessaria
al servizio
pubblico della comunicazione, che in Italia si chiama, per ora,
RAI.
Questo sito è
stato dedicato per anni agli studenti dei miei corsi alla LUMSA, dove ho insegnato per 17 anni Teorie e tecniche del linguaggio radiotelevisivo e anche Storia della
Radio e della Televisione. Poiché dopo l’anno accademico 2013-2014 ho
abbandonato l’insegnamento, quella sua funzione si è esaurita. Chi sia
interessato a recuperare i miei sussidi didattici può trovarli qui.
Per sette anni
sono stato presidente dell’UCSI, Unione Cattolica Stampa Italiana. Al termine del mandato, che si è concluso a Matera con il Congresso UCSI
dal 3 al 6 marzo 2016, sono stato felice di lasciare questa responsabilità a Vania De Luca, primo
presidente donna di una associazione nata 60 anni fa. Potete leggere la mia Relazione al Congresso
UCSI 2016,
e anche i testi dell’Intervento del Segretario di Stato Vaticano, cardinale
Pietro Parolin, al convegno UCSI Le sfide del giornalismo al tempo
di Francesco, Matera, 5 marzo 2016; e inoltre il Messaggio dell’allora Segretario generale della CEI, mons. Nunzio Galantino, al Congresso UCSI di Matera. Propongo anche l’intervento al congresso di Paolo Ruffini, al tempo direttore di TV2000 e dal luglio 2018
segretario del Dicastero vaticano per la comunicazione. Infine, ecco la mozione conclusiva del Congresso
di Matera.
Il sito www.ucsi.it è una testata quotidiana registrata ricca di informazioni sul giornalismo,
interamente rinnovato dopo il congresso di Matera, che sempre più è luogo di
riferimento per chi ama la professione giornalistica. La mail dell’UCSI è ucsi@ucsi.it.
Nell’UCSI
siamo attivi, anche nelle sezioni regionali, perché il giornalismo, e la
comunicazione professionale in genere, badino alla qualità: sia
attraverso riflessioni etiche, personali e di gruppo, sugli effetti sociali del
lavoro, sia attraverso attività formative che forniscano gli strumenti e le
conoscenze necessarie per affrontare i cambiamenti nelle tecnologie e
nell’organizzazione sociale.
Iniziative
fondamentali a questi fini sono la Scuola residenziale UCSI “Giancarlo Zizola”, e altri corsi di formazione sparsi per l’Italia.
Sono stato
direttore della rivista trimestrale dell’UCSI, DESK, desk@ucsi.it. La rivista DESK è pubblicata dal 1993; da qualche anno i numeri sono
monografici. I temi, andando a ritroso, sono stati: Raccontare la comunità;
Raccontare la città; Raccontare la
giustizia; Raccontare le migrazioni; Raccontare il lavoro; Il giornalismo nel
tempo della post-verità; Giornalismo e intermediazione, tra élite e popolo; Le
sfide del giornalismo al tempo di Francesco; Il giornalismo tra crisi e nuove
sfide; Informazione e laicità; L’informazione
medica e scientifica; Mediaetica e
informazione; Informare connessi,
come cambia l’informazione giornalistica nell’era della diretta e della rete;
Intrattenimento e gioco come servizio al
pubblico; L’informazione religiosa;
L’informazione politica; Il servizio pubblico della comunicazione.
Dal 2015 la
CEI mi ha chiamato nel Consiglio di amministrazione di Rete Blu, la società che
gestisce TV2000 e RadioInBlu. Sono due bellissime realtà nel mondo della comunicazione, giovani,
impegnatissime e in crescita, nelle quali sono felice di portare, sia pure in
piccolissima parte, il contributo delle mie esperienze.
Poi sono
attivo in INFOCIVICA, una associazione laica e non politica che si batte per mantenere alta la
richiesta di fare servizio pubblico in tutte le attività di comunicazione: www.infocivica.it.
Infocivica
pubblica una rivista online, Democrazia Futura, della quale Bruno Somalvico è direttore editoriale
La Dichiarazione Rifondativa di
Infocivica è stata presentata al Senato il 17 aprile 2015: oltre che di RAI
da riformare, parla della necessità di estendere il servizio universale (cioè i
vecchi obblighi di servizio a tutti per le poste, la radio e la televisione)
alla forma di comunicazione principale oggi e con ogni probabilità domani:
quella della rete. Si veda anche l’Appello di Infocivica, della fine del 2018
Come si è
capito dedico molta attenzione al tema della riforma sostanziale della RAI, per il quale è impegnata anche la Associazione Dirigenti e Pensionati RAI, di cui faccio parte, e con la quale si è organizzato un paio di convegni.
Il primo, Servizio
Pubblico, media company ed etica, si è svolto
nella sala degli Arazzi di viale Mazzini il 15 marzo 2016, esattamente nel
giorno del 4oesimo anniversario della famosa legge di riforma della RAI del
1976. Potete trovare qui la trascrizione del dibattito. Il secondo convegno, Un colpo di coda per la RAI, è stato preceduto da un documento importante con lo stesso titolo. Ho
anche fatto parte del tavolo di consultazione aperto dal Governo nel 2016 in vista del rinnovo della Concessione di servizio
pubblico, rinnovo che si è concluso positivamente ma al quale non è seguita una
sufficiente opera di riforma sostanziale dell’azienda, tanto che oggi occorre
rimettere mano anche alle norme che ne regolano il governo.
Nel 2020,
subito prima che il coronavirus cambiasse il mondo, con l’ADPRAI ho contribuito
a lanciare il Manifesto per la qualità della comunicazione e un
nuovo servizio pubblico, più noto semplicemente come Manifesto NuovaRAI.
Vorrei infine
ricordare un “amore giovanile, il Centro Studi Cinematografici. Si tratta di una associazione nazionale di circoli del cinema, di area
cattolica, esistente dagli anni ‘50 e ancora attiva. Cerco con alcuni amici di
ricostruire la storia di questa associazione, perché siamo convinti che abbia
svolto un ruolo culturale rilevante, ma pochissimo conosciuto, sia per la
Chiesa sia per il mondo del cinema. Per questo ho cominciato a caricare su
questo sito pubblicazioni, schede filmografiche e documenti, dalla fondazione a
Milano alla fine degli anni ’50, per opera di don Giuseppe Gaffuri,
prematuramente scomparso, e proseguita da don Francesco Ceriotti, e alla
trasformazione in associazione nazionale con sede a Roma. Il periodo che più
interessa ricostruire, riordinando i materiali anche in vista di una analisi
storica, va dalla fondazione all’inizio degli anni ’70. I materiali finora
raccolti possono essere letti e scaricati qui, e naturalmente chiunque ne avesse altri è pregato di prendere contatto
con me. Questo nella speranza che la storia del CSC venga prima o poi
raccontata come merita.
Ogni tanto
scrivo sul blog del mio amico Ennio Remondino www.remocontro.it, su argomenti per cui dovrei avere qualche competenza: giornalismo,
televisione, servizio pubblico, formazione professionale dei comunicatori.
Ma se volete
una sintesi
estrema sulle mie odierne opinioni circa il sistema della
comunicazione, eccola.
Credo che dagli anni 70 la scuola abbia allargato
l'area sociale di azione, come era assolutamente necessario, attraverso
generazioni di insegnanti e allievi che hanno ridotto la precedente capacità di
focalizzare la formazione valoriale tradizionale. La scuola ha così sfornato
una massa di individui istruiti, ma in qualche modo instabili. I media mainstream hanno inquinato ulteriormente l'ambiente
diffondendo paure, falsi convincimenti e falsi bisogni. La improvvisa
esplosione esponenziale della comunicazione digitale ha soffocato la
comunicazione, sommersa da una massa preponderante di dati inutili, se non
falsi. Il fenomeno della disintermediazione, in carenza di capacità di
discernimento, è solo il goffo tentativo di liberarsi
dalla oppressione dei dati inutili. Qualunquismo, populismo e il
rigurgito di antichi odi per la cultura ne sono la deriva politica e sociale.
Poiché il fenomeno è globale, non è logico credere che
sia vero quanto ho ritenuto negli anni, cioè che la responsabilità di questi
fenomeni si debba addossare prevalentemente ai nostri media mainstream,
Mediaset e RAI in testa, che hanno avuto comunque responsabilità. È probabile
che siamo di fronte a un gigantesco fenomeno
ondulatorio, al quale la società forse sta già reagendo.
Come aiutare la cura? C’è ancora molto da fare per
disinquinare i media mainstream, con una grande pressione formativa sui
professionisti della comunicazione. E questo è ancora
più importante quando si deve far fronte a emergenze globali come quella della
pandemia.
Ma ormai occorre anche mettere
le mani nel sottobosco degli algoritmi che manipolano, nella rete, le
masse dei dati ma anche le singole informazioni. È
indispensabile che questa nuova realtà, che si mescola con l’intelligenza
artificiale e con la capacità delle macchine di imparare da sole, venga
sottoposta a controllo etico. Chi ne è capace si dia da fare, cercando
di mantenere il necessario equilibrio tra l’attenzione alle novità della rete e
al ruolo che i media di massa conservano nel sistema integrato della
comunicazione.
Ricordiamo, infine, che la
qualità della comunicazione è strettamente legata alla qualità della politica.
La politica ha bisogno di cultura, cioè dello sviluppo di idee e buone pratiche
conseguenti, ma credo non debba fossilizzarsi nelle ideologie, che sono in
qualche modo incompatibili con il nuovo ambiente digitale.
La mia mail principale è andrea.melodia@gmail.com
Sono su LinkedIn: https://www.linkedin.com/in/andreamelodia
Sporadicamente
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